giovedì 19 novembre 2009

In Virginia con Styron

Qualche anno fa, mentre mi aggiravo tra gli scaffali dei libri scontati di un centro commerciale vicino a casa, rimasi colpito da un libro, il cui titolo e l'immagine di copertina trasmettevano la sonnolenza e la lentezza tipica degli stati del sud degli Stati Uniti. Quel libro era Una mattina in Virginia di William Styron.

Il libro si compone di tre racconti: Love day, Shadrach, Una mattina in Virginia. Ogni racconto è un episodio della vita di Paul Whitehurst, voce narrante nonché alter ego di Styron, in cui il ragazzo diventa uomo scontrandosi con la dura realtà della vita e prendendo coscienza di ciò che è in realtà la Virginia, con il suo pesante passato di schiavismo e la decadenza dell'epoca successiva.

Il primo racconto, Love day, ci presenta un Paul cresciuto, tenente dei marines, mentre si accinge a partecipare all'assalto di Okinawa del 1945. Mentre è sul ponte della nave da guerra che lo porterà a destinazione, Paul sogna la sua infanzia trascorsa in Virginia, insieme alla sua famiglia. Ne sogna la quotidianità, fatta di una disperazione dignitosa durante la depressione che segnerà il futuro del ragazzo.

Il secondo racconto, Shadrac, prende il titolo dal protagonista della vicenda: un uomo di 99 anni, ex schiavo, che torna in Virginia dove è nato partendo dall'Alabama e percorrendo a piedi 600 miglia. Shadrac vuole morire nei luoghi della sua infanzia, dove è vero era uno schiavo, ma dove comunque ha vissuto gli anni innocenti della sua vita. E' così che si ritrova di fronte ciò che resta della famiglia per cui era stato schiavo, una famiglia ormai ridotta in estrema povertà. Il nostro Paul, ancora ragazzino nel 1935 quando si svolgono i fatti, impara dalla dignità di un uomo che rappresenta il pesante passato della Virginia. Inoltre, per la prima volta, Paul si trova di fronte alla morte come conclusione inevitabile dell'esistenza umana.
Il terzo racconto, Una mattina in Virginia, da cui trae il titolo l'intero libro, narra di Paul mentre, nel 1938, si prende cura della madre che sta morendo di cancro. La drammaticità della situazione è aggravata dall'atteggiamento del padre, che perde la fede in Dio e sconvolge così le sicurezze di Paul.
Una mattina in Virginia non è certo un libro d'azione. La narrazione è lenta, i sentimenti e i pensieri si percepiscono dai dettagli, dalle piccole cose che circondano il protagonista. Leggere questi racconti ci immerge in un luogo e in un'epoca lontana da quegli Stati Uniti che conosciamo tramite Hollywood, dalla frenesia della vita delle grandi città dove tutto è patinato e bello. Quello che assaporiamo è il Sud, nella sua più genuina e cruda realtà: può piacerci o meno, ma ciò non lo renderà diverso.
E' un libro che consiglio, perché aiuta a comprendere meglio gli Stati Uniti odierni, a capire meglio la storia e gli errori del passato.


Pubblicato anche su ciao.it

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